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Da Ocalan alla Carta del Rojava

Da Ocalan alla Carta del Rojava

Dal 7 di ottobre, con l’inizio della rappresaglia israeliana contro la popolazione di Gaza e tutto il popolo palestinese fino a perpetrare quello che ormai è un genocidio, parlare della questione curda è diventato molto complicato.

Eppure la situazione del popolo palestinese e di quello curdo hanno molto in comune.

Le ricorrenze sono importanti, se non altro perché costringono a rompere il silenzio.

Sono passati esattamente 25 anni, era il 1999, da quando Abdullah Ocalan, a seguito di un’operazione della NATO in Kenya, guidata da Stati Uniti, Regno Unito e Israele, fu rapito e consegnato alla Turchia. Da allora è stato tenuto sull’isola di Imrali isolato dal mondo: sono 3 anni che non si hanno sue notizie.

Iniziative per la liberazione di Ocalan e di tutte le prigioniere e tutti i prigionieri politici in Turchia, sono state organizzate dalla comunità curda in tutta la penisola fino ad arrivare a due manifestazioni a carattere nazionale, una a Roma e l’altra a Milano il 17 di febbraio 2024.

Si è arrivati alla manifestazione di Milano attraverso varie iniziative cittadine organizzate da gruppi e organizzazioni solidali con la causa degli sfruttati/delle sfruttate e soprattutto di chi ha compreso che non si vince da soli. La battaglia per l’emancipazione dei proletari è una causa comune, perciò era importante capire che il problema dei Palestinesi è lo stesso problema della popolazione curda.

Iniziative significative che vanno nella direzione di rompere il silenzio si sono tenute all’Ateneo Libertario di Milano. Con il compagno Fabrizio Eva, geografo politico ed esperto della situazione curda, abbiamo parlato della Carta del Rojava, entrando così in un mondo che, (nonostante tutte le difficolta dovute a una guerra di sterminio praticata dall’esercito turco il quale ancora oggi, quotidianamente, bombarda le infrastrutture della Rojava, nel nord della Siria), sta praticando un sistema di governo che non ha paragoni nella situazione attuale.

Il Confederalismo democratico

In un’area dove l’impronta religiosa è molto forte, e di conseguenza la società vede la donna all’interno di uno schema patriarcale, con il Confederalismo la questione femminile si ribalta. Nasce un movimento femminista, una concezione della vita che vede la donna come pilastro fondamentale contro il patriarcato. A questo fa eco l’ecologia sociale, altro fondamento imprescindibile del movimento curdo, che vede nella difesa del territorio un bene da salvare e coltivare come un bene dell’umanità.

A tutto questo si affianca il cambio di paradigma della concezione della conquista dello stato: il Pkk, nato come partito marxista-leninista, dagli anni 2000 cambia paradigma.

Ocalan nei primi anni di prigione viene in contatto con le idee libertarie di Murray Bookchin e sviluppa quella che oggi potrebbe essere una soluzione contro il capitalismo guerrafondaio in quell’area di mondo. Nei suoi scritti viene proposto lo smantellamento dello Stato-Nazione e del nazionalismo, strumenti di sopraffazione. Il territorio abitato è la somma dei popoli e delle culture che in esso vivono. Per questo ci sembra importante la questione curda. Perché apre una narrazione che, se ascoltata con razionalità, può essere una base di partenza in un mondo senza vie d’uscita.

Arriviamo cosi al 17 febbraio. Largo Cairoli a Milano si riempie di compagne e compagni. Tanti sono le compagne curde e i compagni curdi arrivati dalle periferie e dai paesi vicini. I movimenti milanesi più sensibili al problema erano presenti in gran numero. Con tante e tanti siamo arrivati a ridosso del consolato turco per gridare il nostro disprezzo per il governo fascista di Erdogan. Con le stesse compagne e compagni ci siamo ritrovati il giorno dopo a manifestare per la Palestina.

Crediamo che sia importante continuare così, con metodo e voglia di allargare la lotta contro ogni nazionalismo.

DA GAZA ALLA ROJAVA DONNA VITA LIBERTÀ

JIN, JIYAN, AZADI

Ateneo LIbertario Milano

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